L’approccio metodologico proposto dal “Geodesign” sta riscontrando un interesse sempre maggiore, sia in ambito accademico che extra accademico: solamente negli ultimi due anni (2016-2018) sono stati affrontati tre progetti in Italia, uno in Polonia ed uno in Brasile. Uno dei tre progetti Italiani, è un’ interessante tesi di laurea di Emil Lanfranchi e Francesco Fonzino della Aalborg University di Copenhaghen, Danimarca, presentata a Perugia nel 2018 ed ha come argomento il recupero post-terremoto del territorio di Norcia, in Umbria.
Il progetto è stato condotto in collaborazione con alcuni professori e ricercatori dell’Università di Cagliari, UFMG in Brasile, l’Università di Perugia e la società della piattaforma Geodesignhub.
L’idea del progetto, nata in seguito delle problematiche sorte in alcuni comuni del centro Italia dopo il rovinoso terremoto del 2016, intende dimostrare come la metodologia del Geodesign si possa applicare con successo anche in una casistica di ri-pianificazione post-sisma; lo scopo è stato quello di co-creare una strategia di risanamento dell’area insieme ai cittadini colpiti, con tempi molto più celeri rispetto alle comuni pratiche di pianificazione.
Il terremoto è stato devastante per il territorio di Norcia, sia in ambito infrastrutturale che ambientale/territoriale, come nel caso del fiume Torbidone che è riemerso dal sottosuolo causando numerosi danni alle colture circostanti.
Lo studio preliminare al workshop
Lo studio preliminare, partendo dall’ individuazione delle maggiori caratteristiche dell’area e le conseguenti problematiche, si concretizza in 10 sistemi di intervento, che sono sia di carattere ambientale, che economico e sociale, dando la priorità ad alcuni sistemi in quanto maggiormente strategici nel contesto dell’emergenza.
In base all’obiettivo di ogni sistema, si sono create delle “mappe di valutazione”, una per ogni sistema.
Ogni mappa di valutazione, è stata ri-classificata secondo una scala di colori, dal verde al rosso, per rendere più comprensibile agli occhi di tecnici e non, quali siano le aree più importanti sulle quali intervenire: il verde scuro significa di altissimo interesse/priorità, giallo non adatto, mentre il rosso rappresenta un’area già ben funzionante e quindi non soggetta a nuovi interventi.
Una delle mappe è stata volutamente lasciata vuota per rispondere al meglio alle esigenze della comunità locale sulla base delle proprie conoscenze del territorio, permettendo loro di localizzare alcune priorità di intervento sfuggite in fase di analisi, dato l’utilizzo di alcuni dati non aggiornati, facenti capo alla situazione urbana e territoriale pre-sisma.
Per analizzare come i sistemi possano influire reciprocamente, si è costruita una matrice degli impatti assegnando valori inclusi tra +2 e -2 in modo da dare un peso positivo o negativo sull’impatto di un dato sistema su un altro. Sono stati inoltre individuati e calcolati, anche i costi (euro/ettaro – sulla base di un prezzario locale) e i target per il piano di sviluppo: ciò significa che contestualmente alla creazione della strategia, si verrà approssimativamente a sapere quanto potrà costare e quanto mancherà al raggiungimento dell’obiettivo prefissato (target).
La realizzazione del workshop concertativo
Conclusa la fase iniziale di progetto, si è passati alla organizzazione di un workshop collaborativi, che si è tenuto in una delle sedi dell’Università di Perugia, per una durata di un giorno e mezzo; hanno partecipato studenti, professori, ricercatori, rappresentanti di enti pubblici ed autorità locali, tecnici, professionisti e cittadini.
Il workshop è cominciato fornendo le mappe di valutazione dei sistemi ai partecipanti che, suddivisi in 10 gruppi nel primo ciclo di design, hanno cominciato a disegnare le loro strategie per ogni sistema. Successivamente, i gruppi si sono accorpati in 5 gruppi a seconda delle affinità, per poi , in modo collaborativo, selezionare, creare, scartare o modificare le strategie precedentemente individuate. Il processo è continuato fino ad avere gli ultimi 2 gruppi i quali, tramite una fase di negoziazione conclusiva, hanno raggiunto un accordo comune sulla strategia finale di implementazione per lo sviluppo dell’area, il famoso “piano di sviluppo co-creato”.
La mappa finale co-creata è composta in questo caso da 45 strategie, sia progetti che politiche, ulteriormente lavorabili; le principali strategie adottate dai partecipanti sono focalizzate sulla riattivazione della macchina economica locale (agricoltura e turismo), sulla creazione di un ambiente antropico e naturale basato sul principio della resilienza ed adattabilità a futuri terremoti e sul ridefinire il piano d’emergenza della protezione civile.
I grafici a torta riportati nella presentazione allegata, rappresentano graficamente il potere della negoziazione nei processi decisionali di pianificazione; in questo caso si è passati da un accordo collettivo iniziale del 30% al 76% , dopo la fase di negoziazione conclusiva.
È interessante notare come in soli due giorni, sia stato possibile riuscire a riunire intorno ad un tavolo, persone con diversi interessi, educazione e conoscenze, riuscendo ad arrivare alla redazione di un piano co-creato, con una altissima soglia di consenso.
Presentazione Geodesign-territorio di Norcia-tesi Lanfranchi Fonzino